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Autotrasporto, chi pensa di eliminare la CQC vuole solo dequalificare ulteriormente la professione

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“Proporre di eliminare la Carta di Qualificazione del Conducente, (l’abilitazione di guida professionale necessaria ai conducenti per il trasporto di merci o persone su strada), in nome della complessità degli esami per ottenerla, come ha fatto nei giorni scorsi il presidente della Fai di Bergamo, è davvero incredibile sia dal punto di vista del merito che da quello del pulpito dal quale proviene la richiesta. Ricordiamo infatti che la Fai siede da sempre ai vari tavoli dell’autotrasporto e ci chiediamo come sia possibile che in tutti questi anni non abbia vigilato sull’aggiornamento delle regole che normano la categoria: troppo comodo chiamarsi fuori per criticare, lanciare allarmi estemporanei e cercare consensi quando si è nella stanza dei bottoni da decenni.

Le 15 associazioni che oggi siedono all’Albo degli Autotrasportatori hanno o non hanno qualche peso nei processi decisionali?

In secondo luogo la proposta di eliminare la CQC crediamo possa nascondere un nemmeno tanto celato desiderio di andare verso una deregolamentazione selvaggia che consenta un ulteriore ingresso di manodopera a basso costo nel settore, come del resto già ventilato nei mesi scorsi dal presidente di Anita. 

Alla carenza di autisti, lo ribadiamo fino allo sfinimento, si risponde con più professionalità e maggiori diritti per i lavoratori e non seguendo una infinita discesa verso il basso”. A parlare è la presidente di Ruote Libere, Cinzia Franchini. “Sicuramente Ruote Libere condivide l’esigenza di sburocratizzare il settore, eliminando peraltro storture create proprio da chi ora critica il modello esistente, ma questo non significa togliere ogni tipo di garanzia circa gli aspetti qualificanti della professione – continua Cinzia Franchini -. Per esempio sulla CQC siamo favorevoli alla revisione dei modi per rinnovarla, magari con corsi di aggiornamento seri spalmati durante l’anno e non concentrati in una tre giorni quinquennale in aula spesso fine a se stessa, ma la presenza di una Carta di qualificazione è una garanzia per tutti.

Stesso discorso vale per la normativa che regolamenta i tempi di guida e riposo che a nostro avviso, a distanza di oltre 50 anni dalla sua elaborazione, in considerazione dei tempi di lavoro che sono totalmente cambiati, va certamente rivista ma non eliminata; allo stesso modo la formazione deve essere un momento veramente qualificante e non un mero “diplomificio” utile solamente a rimpinguare le casse di chi organizza i corsi. La sfida che abbiamo davanti è tutta qua: pensare a una riforma dell’autotrasporto che consenta di superare vecchie storture ma che tuteli gli autotrasportatori, e con loro tutti gli utenti della strada e il mondo delle imprese, da una concorrenza al ribasso e all’ingresso nel nostro Paese di nuovi schiavi”.